Conosci te stesso
«Non c’è libertà che in una situazione e non c’è situazione che mediante libertà»
(Jean Paul Sartre, L’essere e il nulla)
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Ciao a tutte e tutti,
bentrovate e bentrovati anche questa settimana.
Come state? Che stati d’animo vi attraversano in questi periodi che, come ci stiamo ripetendo ormai tutte le domeniche… non sono per niente facili?
Io procedo in questa esistenza sempre più scandita dal ticchettio delle settimane.
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E via così fino alla quarantesima settimana, quando il mio Baby Cuore Blu sbucherà in questo mondo dove tutto sembra cadere a scatafascio e nemmeno l’Italia (unica forse certezze che ci rimaneva- almeno dopo aver vinto un Europeo, per quanto io non sopporti il calcio per diverse ragioni) riesce a qualificarsi ai Mondiali.
Caro Baby Cuore Blu, in che diamine di posto ti sto portando. Per fortuna tu con le tue guanciotte paffute (ed i tuoi balzi di crescita che mi hanno fatto balzare la pancia e la bilancia tanto che la mia ginecologa mi ha costretta a dieta ferrea- che ovviamente non rispetto ma rimanga tra noi…) ancora non sai nulla.
Ancora ti stai ciucciando il dito nel mio liquido amniotico, incosciente e inconsapevole.
Qualche settimana fa una mia cara amica che è diventata mamma da poco e piuttosto per caso- come me- e che studia psicologia come seconda laurea mi ha chiesto se può farmi un test sulle “proiezioni” che io mamma incinta sul mio bimbo.
Le serve per un esame.
Le ho detto “ok” pensando che poi non so quanto avrò effettivamente da raccontare. Non so se sono madre anomala (ditemi anche voi che avete bambini) ma non riesco a passare tutto il giorno a immaginarmi come “vorrei che il mio bambino fosse”.
Vorrei evitare di buttargli addosso aspettative prima che esca dalla pancia povero caro!
È stato bello farmi stupire dall’ecografia 3D e vederlo così carino (il naso secondo me è assolutamente … il mio… contrariamente a quanto sostiene suo padre).
Per il resto… vedremo.
Mi lascerò stupire da chi sarà, come sarà. Dal suo aspetto e dal suo carattere.
E poi, parliamoci chiaro.
Chi diamine riesce a fare proiezioni sul futuro in questo presente assolutamente confuso?
Se non riesco a farle su di me perché mai dovrei farmele su un Baby Cuore Blu non ancora nato?
Io in questi due anni di pandemia e ora con le immagini della guerra che arrivano dall’Ucraina, mi sono completamente disallenata a fare progetti e proiezioni.
Guardo il tempo per quello che è: un presente con il quale fare i conti.
Dentro al quale cercare di far combaciare il proprio progetto esistenziale, provando giorno per giorno, attraverso le nostre scelte, a renderlo il più simile a noi.
Nonostante tutto.
Nonostante la pandemia.
Nonostante la guerra.
Esattamente anno fa, con i bar che riaprivano dopo le varie zone rosse, accettavo di prendere un caffè d’asporto sul Naviglio con un ragazzo che avevo conosciuto anni fa a Los Angeles che mi era sembrato molto carino.
Oggi questo ragazzo è il papà del bambino che ho nella pancia e mentre sto scrivendo la Newsletter è in giro a spasso col mio amato Marcello (il mio yorkshire pazzerello, ma già lo conoscete).
La vita stupisce molto più dei progetti. Questo però non significa buttarsi a pesce nel caos sperando che vada tutto bene.
Questo per me significa capire chi diamine sono, e- scelta dopo scelta, evento dopo evento- ritrovarmi sempre.
Se mi aveste chiesto “pensi che diventerai mamma?” fino a otto mesi fa ti avrei detto “ah, non lo so. Non lo escludo ma nemmeno penso sia necessario per una definizione di me stessa”.
Oggi accolgo quello che mi è successo con gioia ma anche con moderazione.
Ho notato che sulla gravidanza esistono due tipi di narrazioni estreme e contrapposte.
Lo storytelling che va per la maggiore è quello del “meraviglia, il momento più bello della mia vita, mi sento nuova, rinata, la mia vita finalmente ha un senso, donare la vita è la cosa migliore che mi sia capitata nella mia esistenza” e foto su instagram a profusione di pancioni e sorrisoni con palloncini colorati.
L’altro – meno frequente- è quello della disperazione: la gravidanza fa stare malissimo, non mi sento più me stessa, diventare madre sarà il più grande stravolgimento della mia vita (cosa che ho pensato le prime due settimane dalla scoperta del test, complici anche gli ormoni birichini del primo trimestre di gravidanza).
Ora, da saggia panzona quale sono diventata non mi sento di entrare in nessuno dei due modelli.
La gravidanza, l’attesa, la maternità… come tutti gli eventi e sentimenti umani è un chiaroscuro.
Ci sono momenti di grande gioia e momenti di abbattimento. Ci sono aspetti straordinari ed altri tremendi (tipo le nausee, il tunnel carpale, il sangue che esce dal naso nei momenti meno opportuni, tipo mentre stai presentando il libro di un autore… come è successo a me).
Ci sono giorni in cui guardi la tua pancia che cresce con gli occhi a cuore e giorni in cui vorresti buttarla dalla finestra.
Per me la gravidanza è una grande fase di trasformazione.
Mi rendo conto di non essere più quella di prima, ma non so dove sto andando.
E’ l’incontro con l’ignoto… e in questo ignoto ci butto dentro sia quel che sarà Baby Cuore sia quello che sarò io.
Crearsi troppe “aspettative” sul bambino e su di te non può che portare a cocenti delusioni.
Succede in tutti gli aspetti della vita (amore, lavoro…) perché non dovrebbe capitare nella maternità?
La maternità non è un evento magico. Non è qualcosa che di per sé ha accezione negativa o positiva.
È un sentimento umano.
Fragile, imperfetto, da non dare per scontato.
Come ha raccontato meravigliosamente la filosofa femminista Elizabeth Banditer all’inizio degli anni ’80 in un libro che lessi molto tempo prima di rimanere incinta e che si chiama L’amore in più che consiglio non solo alle madri ma a tutte voi che non vi sentite “perfette”… nessuno lo è.
Come consiglio anche il graphic novel di cui ho parlato su Instagram questa settimana che si intitola La sostituta (qui trovi la diretta) in cui una sceneggiatrice di fumetti e una disegnatrice hanno condiviso il problema della depressione post- partum e lo raccontano con grande sincerità, in una storia che smitizza molto “la maternità”.
Che rimane una condizione in cui trovare il proprio modo di essere, senza stare ad ascoltare i consigli di chiunque (tutti vogliono darti consigli!!!!)
Lo scorso weekend al Master in Counseling filosofico che sto frequentando (e più lo frequento più mi viene voglia di praticare questo lavoro che penso sia utilissimo soprattutto in questo presente così incerto) uno dei nostri professori laureato in Psicologia ci ha sottoposto un test che voglio girare a voi perché secondo me è un ottimo esercizio per capire se siamo sulla strada del “ok sono contenta” oppure no.
In classe ha generato pianti e reazioni emotive molto forti.
In sostanza ci ha chiesto di prendere un foglio disegnare un cerchio, dentro questo cerchio segnare il punto centrale.
A questo punto inserire i vari aspetti della nostra vita: dentro al cerchio e vicini al centro quelli che sentiamo più aderenti a noi… lontani quelli che sentiamo più lontani, che ci danno fastidio, ci fanno male.
Una volta compilato il lavoro ci renderemo conto di quanto la nostra sia autentica o meno. Di quanto- per dirla come Heidegger- siamo noi stessi vivendo nell’autenticità o non siamo noi stessi e dunque viviamo una vita inautentica- che genera stati di crisi esistenziale… le ragioni per cui “non si sta bene” di solito stanno in questo…nel sentirsi di non vivere una vita propria.
E in generale di quanto ci sentiamo felici o meno. Quanto la nostra vita ci soddisfa oppure no.
Magari in questa domenica di fine marzo provateci…
Guardare la propria vita descritta in una circonferenza vi assicuro che fa effetto…
A me ha fatto effetto vedere come sia riuscita- dopo tanto lavoro su di me e tanto sforzo per fare davvero quello che voglio- a far “centrare” quasi tutto.
Ora sto così. Non so quanto ci rimarrò.
Domandarci… chi siamo? Cosa vogliamo? Come facciamo ad essere soddisfatti?
È naturale. È umano. Non deve farci paura.
Mi ha fatto molto riflettere un messaggio che una di voi mi ha scritto in DM questa settimana in cui mi diceva di avermi scoperta mentre era in maternità e mi ringraziava per averle ridato la forza di occuparsi delle proprie passioni (leggere, vedere film pensare).. cosa che pensava di “non potersi più permettere”.
Perché ci hanno educato così.
Perché ci hanno fatto credere che diventare adulti significhi “sacrificarsi” (al lavoro, ai bambini, alla famiglia, al mondo).
Perché pensare alle “proprie passioni” viene fatto passare come un desiderio infantile.
“Pensa alle cose serie! Ormai sei grande!”
Ma cosa c’è di più serio del pensare a come sentirsi felici. Cosa c’è di più serio che interrogarsi su come arredare le proprie stanze interiori per sentirci sempre noi stess* qualsiasi cosa accada…. Sapere sempre dove poter ritornare.
Sapere cosa ci rende noi stessi.
Sapere dove e come ci sentiamo solidi.
E questo ce lo ricordano i film
Ce lo dice Red- il bellissimo film della Disney Pixar che trovate su Disneyplus- con l’adorabile tredicenne Mei divisa tra il voler essere una brava bambina agli occhi della madre temutissima e il suo panda rosso interiore, che rappresenta i suoi lati più ribelli, emotivi e fuori controllo (ma che fanno parte di lei come dice il suo papà).
Ce lo ricorda una pellicola che per me è stata la rivelazione del 2021 che è La persona peggiore del mondo, lo trovate su Sky ed è candidato a due premi Oscar (Miglior film internazionale e Miglior sceneggiatura originale), in cui Julie passando da una storia d’amore all’altra, da un corso di studi all’altro, da un sogno all’altro, si rende conto che il mondo migliore per vivere i suoi trent’anni è correre incontro a se stessa.
E Spencer di Pablo Larrain – uscito al cinema questo weekend- in cui la storia di Lady D diventa la storia di una ragazza che sente di non stare vivendo la propria autenticità e cerca il modo per ribellarsi e diventare se stessa.
Ce lo dice molto bene Jean- Paul Sartre, il nostro filosofo del mese che in quel romanzo che spero molti di voi stiano leggendo che è L’età della ragione sviluppa filosoficamente e narrativamente il nesso tra situazione (ciò il periodo storico che stiamo vivendo… il romanzo è ambientato nel 1939 tra la Guerra civile spagnola e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale) e l’esercizio della libertà dei protagonisti.
I personaggi di Sartre si domandano: come si fa ad essere liberi in “situazioni” che apparentemente ti creano delle gabbie?
E se il primo istinto è quello di scappare. Il primo istinto è quello di arrabbiarsi e cercare di uscire da sé. Ma dopo un percorso con se stessi raggiungere quella che Sartre definisce L’età della ragione (che il protagonista Mathieu raggiunge attorno ai 35 anni ma non è un fatto anagrafico… è un percorso interiore) … in cui ci si rende conto che l’unico modo per vivere a pieno la nostra libertà è conoscere la situazione in cui viviamo (non ignorarla), starci nel mezzo e assumersi le responsabilità per affrontarla.
Così si vive, secondo Sartre, a pieno. Così si va incontro a se stessi. Così ci si sente cittadini della propria epoca. Così ci si sente
“responsabile della guerra come se l’avessi dichiarata io, non potendo vivere nulla senza integrarlo nella mia situazione, impegnarmi completamente in essa e lasciarle la mia impronta, devo essere senza rimorsi né rimpianti come sono senza scuse, perché dal momento del mio nascere all’essere, porto il peso del mondo da solo, senza che nulla né alcuno possa alleggerirlo» (L’essere e il nulla)
Così, nella situazione che stiamo vivendo, non ci lasciamo formare e plasmare dal pensiero degli altri, non ci lasciamo andare alla paura. Ci ricordiamo di stare dalla parte fortunata del mondo e che quella che abbiamo di fronte è una situazione geopolitica molto complessa che va compresa e accettata.
Così troviamo il modo di sentirci liberi e noi stessi dentro ad essa.
(vi consiglio di leggere a riguardo il post di Zerocalcare che è un ragionamento lucido e intelligente rispetto all’attualità e al formarsi opinioni in merito….)
Quando vi diranno “Non occuparti di queste cose, sei grande!”
“Sei troppo riflessiva! Cerca di essere più pratica… alla tua età!”
“Ora che diventi madre.. vedrai se avrai tempo per leggere i libri!!”
Non credetegli.
Forse non vale nemmeno la pena di rispondere.
Giratevi dall’altra parte, sorridete, continuate per la vostra strada.
La praticità è sopravvalutata.
IMPARIAMO LA VITA CON JEAN PAUL SARTRE
PER PARTECIPARE ALLA CHALLENGE SU SARTRE
La “challenge” su Jean- Paul Sartre si svolgerà in incontri su Zoom in diretta (uno con me e Maria e uno solo con me) che verranno registrati e inviati a chi si iscrive e non può partecipare (va da sé che meglio che ci siate in diretta, ma sono ben consapevole che la vita è difficile)
Per partecipare dovrai iscriverti alla newsletter abbonandoti con una delle formule a pagamento.
Come OFFERTA PROMO (mi pare di essere un supermercato… ma insomma… spero mi capiate) solo per questo primo mese di marzo, potrete iscrivervi gratuitamente agli incontri su Sartre con qualsiasi forma di abbonamento: mensile, annuale o Club Flaneuse.
Così da poter testare e valutare se le iniziative vi piacciono.
In generale gli incontri online saranno compresi nell’abbonamento mensile e in Club Flaneuse (che è praticamente l’all inclusive)
L’abbonamento da 40 euro all’anno invece prevede solo le newsletter settimanali
In quello mensile da 5 euro sono esclusi gli eventi dal vivo.
I testi che Maria ci consiglia di leggere (io li leggo con voi) sono:
Porta chiusa
Porta chiusa" (1944) è quasi un manifesto dell'impossibilità del rapporto interpersonale: "l'enfer c'est les autres", l'inferno sono gli altri, scrive Sartre. La porta attraverso la quale vengono introdotti i tre ospiti-prigionieri in realtà non è affatto chiusa, ma la vera prigionia è sancita dal cerchio infernale dei rapporti, dall'impossibilità di comunicare nonostante la necessità vitale della convivenza. Puoi acquistarlo a questo link
L’età della ragione
Il romanzo racconta due giorni cruciali nella vita di un gruppo di trentenni costretti a constatare il crollo delle proprie illusioni di libertà e soprattutto la sconcertante e fatale scoperta che è proprio questo crollo a renderli davvero liberi. Attorno al protagonista, il professore di filosofia Mathieu, evidente alter ego dell'autore, alle prese con la gravidanza indesiderata della propria amante, ruota un nucleo di personaggi che, lucidi e disperati o ancora capaci di difensivi autoinganni, si dibattono in una vacuità di significato che né la militanza politica né i sogni di gioventù possono redimere. È però Mathieu il solo a giungere con piena consapevolezza all'età della ragione, quella in cui si entra dopo essersi resi conto della gratuità fondamentale di ogni esistenza o, come scrive lo stesso Sartre nell'Essere e il nulla, della "fatticità" della coscienza. Puoi acquistarlo a questo link
Vi consiglio anche la sceneggiatura per il cinema Typhus, appena uscita e tradotto da Maria. Acquistabile a questo link
Quali libri devo leggere?
Posto che non esistono doveri, ma solo desiderio di conoscere, per la nostra challenge consiglio sicuramente Porta Chiusa.
L’età della ragione – che io leggerò sicuramente- mi incuriosisce perché è il parallelo sartriano a L’età forte, il romanzo che è stato oggetto l’anno scorso della nostra challenge su Simone De Beauvoir
DATE APPUNTAMENTI SU ZOOM:
IL PRIMO CON MARIA RUSSO SARA’ GIOVEDì 31 ALLE 18
Verrà registrato e inviato a chi si iscriverà
Come si fa ad iscrivervi? Scrivetemi a Flaneuse.milano@gmail.com segnalando il vostro abbonamento.
Se volete trovate questo contenuto anche in formato audio nel mio nuovo podcast Flaneuse a questo link.
RED
E’ la storia di Mei Lee, tredicenne insicura e un po’ goffa che nella Toronto dei primi anni duemila si divide tra l’essere la figlia perfetta agli occhi di una madre iper protettiva e severa e la fan numero 1 della boy band dei 4 town.
Tra compiti in classe e piccole sfide quotidiane dell’adolescenza, la piccola Mei scopre di soffrire di una maledizione che affligge le donne della sua famiglia di origine cinese.
Quando si entusiasma, si arrabbia o prova emozioni forti si trasforma in un grosso panda rosso.
Metafora delle difficoltà di crescere, il panda è simbolo del lato più ribelle, fuori dagli schemi, rabbioso ma anche divertente della piccola. Un lato che, come dice ad un certo punto il suo papà, non deve rifiutare e dimenticare perché è parte di lei.
Tra alterchi e litigi, la scoperta del mostro dentro di sé porta Mei a scontrarsi- e forse incontrarsi davvero per la prima volta- con la sua mamma, anche lei detentrice del segreto del panda.
Anche lei ex adolescente terrorizzata di non essere all’altezza delle aspettative della propria di mamma.
Un film che emoziona e fa riflettere sui rapporti madre/figlia.
SPENCER
La maternità è tema portante anche di Spencer, in uscita il 24 Marzo al cinema.
Pellicola del cileno Pablo Larrain – autore che già in passato si è confrontato sul rapporto tra potere e vite private in Jackie, ricostruzione della vita di Jackie Kennedy e nella trilogia cilena, che ripercorre il colpo di stato di Pinochet nei film Tony Manero, Post Mortem e No- i giorni dell’arcobaleno.
Qui si confronta con la Principessa triste, lady D, icona e personaggio di culto, amata, idolatrata ma anche oggetto di riflessione in tutto il mondo.
Spencer, a differenza di altri film e serie tv che hanno raccontato la figura di Lady D in tutta la parabola della sua esistenza, si concentra su un singolo episodio della vita di Lady Diana. Siamo nel dicembre del 1991, la famiglia reale britannica si ritrova per festeggiare le feste natalizie nella tenuta della regina a Sandringham nel Norfalk.
Sono giorni apparentemente tranquilli ma non nella mente di Diana, afflitta dalla scoperta recente dei tradimenti del marito, spaventata dal clima ci controllo e complotto che sente su di lei alla corte della Regina.
Un film che è più che un biopic è un horror dell’anima e una storia di fantasmi, Larrain conduce lo spettatore nella mente di Diana facendolo rimanere in bilico tra realtà e finzione.
Quello che succede esiste solo nella testa della Principessa? Oppure la sua visione del mondo è reale? Quanto è vittima e quanto non lo è questa ragazza che forse avrebbe solo il desiderio di essere libera?
Larrain non offre una risposta ma restituisce uno stato d’animo. La sensazione fortissima di inadeguatezza che prova Diana, interpretata da una bravissima Kristen Stewart che per questo film è candidata agli Oscar- il suo disagio, il suo non sentirsi se stessa, se non nella scena finale.
In cui, senza fare spoiler, lei è ciò che veramente si sente di essere: una giovane mamma con tanto desiderio di vivere e divertirsi.
OSCAR 2022
Questo è un weekend importante per il mondo del cinema perché verranno consegnati i premi Oscar, la notte tra domenica 27 marzo e lunedì 28.
Ecco quello che c’è da sapere!
L’edizione di quest’anno avrà una conduzione, per la prima volta totalmente al femminile con le attrici comiche Wanda Sykes, Amy Schumer e Regina Hall
Prima volta anche per il premio del pubblico che verrà assegnato durante la cerimonia al film più votato su Twitter.
Per quel che riguarda i premi.
I tre film che hanno ottenuto più nominations sono Il potere del cane, western atipico di Jane Champion con Benedict Cumberbatch prodotto da Netflix con 12, il fantascientifico Dune di Denis Villeneuve con 10 e l’intimo Belfast, di Kenneth Branagh con 7.
A contendersi il premio più ambito, ovvero il Miglior Film, saranno probabilmente queste tre pellicole, insieme West Side Story, remake dell’omonimo musical degli anni sessanta firmato da Steven Spielberg e già vincitore del Golden Globe come miglior commedia.
Per quanto riguarda il Miglior attore la battaglia è aperta tra
Andrew Garfield bravissimo interprete del biopic Tick, Tick … Boom!
Javier Bardem – Being the Ricardos
Benedict Cumberbatch – Il potere del cane
Will Smith – King Richard (dato per favorito), storia del papa delle tenniste Serena e Venus Williams
Denzel Washington per la versione firmata da Joel Coen di Macbeth.
Per le attrici protagoniste
Sono favorite Jessica Chastain, quasi irriconoscibile con il trucco di Gli occhi di Tammy Faye, biopic sulla predicatrice televisiva più famosi d’america
Penélope Cruz – Madres paralelas , di Pedro Almodovar per il quale ha vinto la Coppa Volpi a Venezia
Kristen Stewart – Spencer
Meno papabile per la vittoria Olivia Colman ne La figlia oscura (il bel film di Maggie Gyllenhall tratto dal roanzo di Elena Ferrante in uscita nei cinema italiani il 7 aprile, ne parleremo sicuramente la prossima puntata) e Nicole Kidman – Being the Ricardos, pellicola di Aaron Sorkin sulla coppia più famosa della tv americana (Lucille Ball e Desi Arnaz) negli anni ‘50.
Per la regia è sfida tra Jane Campion – che è stata la prima donna a vincere il Premio a Miglior sceneggiatura originale per Lezioni di Piano nel 1994 ma non vinse la miglior regia- e Kenneth Branagh, signore del cinema inglese, a cui si aggiunge il Paul Thomas Anderson del delizioso Licorice Pizza (di cui abbiamo parlato la scorsa settimana) e la variabile Ryûsuke Hamaguchi, regista del favoritissimo Drive My Car (MOLTO BELLO!!! Lo trovate su Sky) come miglior film straniero.
E che sfiderà il nostro Paolo Sorrentino con e’ stata la mano di Dio.
Per il kolossal Dune, si prevedono una pioggia di statuette cosiddette “tecniche” (miglior fotografia, colonna sonora, montaggio, effetti visivi e sonori).
Per la sceneggiatura originale, data l’attualità del tema, potrebbe stupire una vittoria di Don’t Look Up, il fim con Leonardo Di Caprio nei panni di uno scienziato che vuole salvare il mondo dall’avvento di una cometa.
Quella non originale potrebbe avere una chance Coda, pellicola amatissima negli Stati Uniti remake del francese La famiglia Belier, incentrato su una ragazza figlia di una coppia di non udenti che sogna un futuro nella musica.
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SERIE TV CHE VOGLIO VEDERE
Dallo stesso autore dell’amatissimo Downton Abbey, Julian Fellowes, THE GILDED AGE alta società, intrighi, scandali e pettegolezzi animano la città di New York tra la fine dell'Ottocento e inizio Novecento.
SERIE TV CON CUI VORREI STRIGNERE UN BEL RAPPORTO (CHE ANCORA NON HO)
Su Netflix continuano i giochi di seduzione intrighi amorosi in Bridgerton 2 Se la prima stagione aveva dato spazio alle vicende sentimentali di Daphne, ora l'attenzione è tutta per Lord Anthony Bridgerton, il maggiore dei Bridgerton, in cerca di una moglie che sarà difficile da trovare, visti i suoi standard elevati e impossibili.
Libri che ho sul comodino
Corpi minori di Jonathan Bazzi con cui chiacchiererò in diretta su Instagram Mercoledì alle 21
Dove sei mondo bello di Sally Rooney
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Marta