Cosa esser tu
Ciao a tutti e bentrovati,
questa sarà una newsletter un po’ più corta delle altre e già mi scuso, ma come avete visto se mi seguite su Instagram, sono state settimane piuttosto intense.
Vi scriverò in libertà questa volta, senza troppe citazioni, ma raccontandovi come sto, come se foste degli amici.
In questo periodo sto bene. Non mi sono mai sentita così.
“Sei Artemide nel bosco con le frecce”
Mi ha detto la mia psicanalista questa settimana.
Ho ripreso le sedute. Voglio provare a indagare me stessa non necessariamente in un momento in cui mi sento a pezzi, come ho fatto in passato, ma ora che mi sento nel pieno delle forze, della gratificazione, della spinta creativa.
“Che cosa ti mette paura?”
“Non permettere più a nessuno di entrare nel bosco”
Chi fa analisi junghiana, o conosce Jung e gli archetipi, conosce bene la “donna Artemide”.
Ve ne ho parlato anche io qua e là nelle newsletter. C’è un libro che si intitola Le dee dentro la donna di Jean S. Bolen che è un punto di partenza fondamentale per chi vuole inoltrarsi in un viaggio di conoscenza di sé attraverso il mito.
“Artemide, come dea della caccia e della luna, era la personificazione dello spirito femminile indipendente. L’archetipo che consente alla donna di cercare le proprie mete in un ambito di sua scelta.”
Non sono una psicanalista, faccio analisi da un po’ e un po’ di cose le conosco. Non mi attribuisco alcuna qualifica che non ho e lo chiarisco ogni volta. Sono solo una persona molto curiosa che legge molto, studia e butta se stessa in tutte le cose che vede e che legge.
Detto questo. Artemide.
Artemide è un archetipo che ho subito sentito vicino. È una donna che crede nell’indipendenza, nell’emancipazione, che soffre quando vede le altre donne maltrattate, che segue ideali e agisce per quelli, che costruisce progetti non per denaro o fama ma perché crede nelle cose che fa.
Mi ha sempre affascinata molto questo fatto degli archetipi… se trovi delle griglie a cui appigliarti per provare a definirti, ad acciuffarti, a definire il tuo senso… aiuta.
Ho capito che Artemide ero io leggendo questa storia che riporta la Bolen:
“Una scrittrice di un certo talento, per la quale scrivere era molto importante, abbandonava sistematicamente il lavoro ogni volta che un uomo entrava nella sua vita. All’inizio della storia l’uomo era come una droga; diventava subito una necessità. La vita di lei incominciava a ruotargli intorno e se lui dava segni di volersi allontanare o di rifiutarla, lei diventava sempre più frenetica. In seguito ad una battuta di un amica che la definì uomo- dipendente, lei si riconobbe in quel modello e capì che se voleva prendere sul serio il suo lavoro di scrittrice doveva sottoporsi ad un’immediata ed assoluta astinenza. Lasciò la città e solo di tanto in tanto continuò a vedere gli amici, coltivando la solitudine, il lavoro e la dimensione Artemide dentro di sé”.
L’archetipo non è l’oroscopo, è più una “tensione”. Qualcosa che sta dentro di noi e che, se non lo riconosciamo, non ci sentiamo bene.
Leggendo queste parole, e vi dirò una cosa molto intima, mi sono riconosciuta. Io che ho sempre difeso la libertà e l’emancipazione mi sono ritrovata più volte a struggermi per amori non corrisposti, uomini che non si comportavano come io avrei voluto e desiderato.
Nella coppia mi sono sempre sentita manchevole. Non mi sono mai sentita bene fino in fondo. E mentre sul lavoro e con gli amici ero forte, energica, positiva, con i miei compagni mi rammollivo. Uscivo da me stessa.
Ascoltavo troppo le loro opinioni (usi troppo i social! Pensi troppo al lavoro! Sei ossessionata da te stessa!), mi mettevo in dubbio, non sapevo più chi ero. E andavo in confusione rendendomi conto che non ero brava a fare nulla. Né ad essere una fidanzata né ad emergere professionalmente come avrei voluto. Un caos totale che mi ha portata, come più volte vi ho raccontato, al blackout … e al reset.
Le donne Artemide ritrovano pace con il loro archetipo magari dopo molti anni di matrimonio, quando divorziano o rimangono vedove. Mia nonna certamente è stata Artemide quando, rimasta vedova troppo presto, ha reagito iniziando a girare il mondo e ritrovando se stessa nella curiosità verso paesi lontani.
Gli archetipi stanno dentro di noi e cambiano nel tempo. Noi dobbiamo riconoscerli e accettarli. E questo non significa che le donne Artemide dovranno sempre rimanere sole, rifiutare l’amore e non diventare madri. Ma magari capire meglio che forma d’amore è più adatta a loro e non perdere più di vista il proprio io.
Io. Identità. Che parole giganti. Inafferrabili, indefinibili che rincorrono altri concetti: l’autencità. Il tuo essere te stesso qualsiasi cosa tu faccia.
Questa mattina ho tenuto un incontro per un festival che si chiama Pazza Idea e tiene a Cagliari. Ci sarei dovuta andare, in Sardegna, invece l’ho fatto da casa, con tante persone collegate.
Ho parlato di instagram e di libri… ma forse chi si aspettava una lezione tecnica su come postare una IGTV è rimasto deluso…
Perché in fin dei conti ho parlato più di identità e di senso che di app, tools e strumenti.
Perché per me i social, come tutto del resto, sono un fatto di identità.
Sono il luogo in cui ho ritrovato un’identità nel momento in cui l’avevo smarrita.
Nell’approcciarmi alla narrazione che ho fatto e faccio di me stessa sui canali che ben conoscete mi sono posta una domanda: che cosa voglio raccontare di me? Quello che sono.
E dunque: chi sono?
Vi sembrerà un approccio esoterico, eccessivamente psicologico, troppo narrativo… ma è il mio. Perché credo fermamente che se c’è qualcosa che valga davvero la pena di indagare e presentare ed esplorare sia l’autenticità di quello che si è. Anche su Instagram.
In un momento così incerto, difficile e confuso è l’unica cosa che ci rimane. E la cosa più importante da cui ripartire.
Chi sono io
Che cosa mi rende autentico
Non solo sui social network, sia ben chiaro. In qualsiasi lavoro facciate, in famiglia, con i vostri mariti, le vostre mogli (so che siete tanti anche uomini e ragazzi che leggete e vi ringrazio per le cose sensibili che mi scrivete.. esistono i maschi evoluti! E sono tutti lettori della mia newsletter ahaha), i vostri figli.
Raccontatevi la storia di chi siete e che storia volete che gli altri ascoltino e vedano di voi.
Scriviamo diari, newsletter, facciamo stories su instagram non solo per pubblicizzare prodotti di bellezza (eh non c’è niente di male a farlo eh…magari io fossi in grado).
Dare un senso alle cose e a noi stessi è il regalo più prezioso che possiamo farci ora. In un momento in cui ci sembra che nulla abbia più un senso.
E dunque. Torniamo ad Artemide e a me.
Io ora sono Artemide nel bosco. Non mi sono mai sentita così padrona di me stessa e delle cose che faccio e che scelgo come ora.
Non ho più paura di niente
Di raccontarmi nella misura che mi sembra congeniale
Di stare sola senza sentirmi tale
Di commuovermi in diretta instagram se leggo le parole di Irene Brin
Di appollottolarmi sul divano e vedere The Crown e poi tutti i documentari su Lady D che Netflix mi propina ormai consapevole di agire e manipolare la mia coscienza.
Qualcuno ha detto che il senso più profondo del femminismo è trovare il proprio cammino interiore e avere il coraggio di perseguirlo. Indipendentemente dalle richieste sociali, da quello che sentiamo di “dover fare” o, peggio, “dover essere”.
FINE
Questa sono io.
Volevo raccontarvi il mio momento, condividerlo e dare la forza a tutte quelle donne (ma anche agli uomini forse esistono degli artemidi) che magari si trovano nella fase della vita in cui ero io mesi fa. Mi sentivo sola, abbandonata e inutile (non ti sai tenere un uomo!!! Mi dicevo, mi dicevano…Che frase orrenda e maschilista… starai sempre sola! E quindi? Si sta così bene).
Non siete inutili. Mai. E magari vi sembreranno parole banali e trite e ritrite, ma fidatevi di me… se lo volete i momenti di crisi possono essere il viaggio più entusiasmante che vi troverete ad affrontare.
Ah. Vi ho detto una bugia, non è vero che non ho più paura.
So che la posso affrontare.
Sempre vostra,
Marta