Cosa vogliamo dalle canzoni?
Care e cari
benvenuti nella newsletter che cerca di non parlare di Sanremo… e fallisce miseramente.
Ogni anno mi dico: “Dai, durante la settimana di Sanremo scrivo di qualcos’altro”
Poi inizia il Festival e puff, ogni altro argomento svanisce.
Perché alla fine Sanremo ti coinvolge, questo enorme rito collettivo nazionalpopolare che ci fa sentire tutti esperti musicali e tutti coinvolti.
Ma cosa vogliamo dalle canzoni?
Mi faccio questa domanda mettendo al centro della riflessione la canzone di Simone Cristicchi, Quando sarai piccola, che sta suscitando un dibattito secondo me interessante da analizzare.
A me la canzone è piaciuta. Chi mi segue su Instagram lo sa, mi sono commossa, mi è arrivata addosso nella sua semplicità emotiva, ho vissuto la sincerità di un figlio che cerca di offrire un tributo alla sofferenza della madre (e alla sua).
Come ho già scritto nelle stories, io capisco chi la critica, chi dice che sia semplicistica, chi ci vede un po’ troppa “romanticizzazione della malattia”. Ma io dalle canzoni non voglio trattati di psichiatria, non mi aspetto dissertazioni filosofiche.
Io forse sono arrivata a quel punto per cui l’arte per cui per me valga la pena è un’arte che mi fa piangere, mi commuova e mi smuova, anche mettendomi nelle condizioni di domandarmi: ma perché lo fa?
Però c’è un altro passaggio.
Una di voi mi ha scritto:
Sono molto d'accordo con te. Ma allo stesso tempo sono combattuta: da insider del problema, questa scelta mi è sembrata troppo semplice per un cantautore navigato come Cristicchi, che avrebbe potuto tirare fuori il lato più ostico di questo tema complesso (quello legato al disgusto, per esempio, all'esasperazione, alla solitudine e all'isolamento, all'abbruttimento della malattia) in maniera magistrale e con le giuste parole, come sa fare quasi solo lui, con incisiva delicatezza: ne sarebbe stato capace. Speravo in qualcosa di più. Invece, ha puntato sul coinvolgimento facil(issimo): personalmente, non mi sono sentita rappresentata da questa canzone, non mi sono sentita vista, anzi, mi ha infastidita, mi sono interrogata molto e adesso mi sento anche in colpa perché ha commosso tutt* ha fatto piangere tutt* tranne me. Mi sento manchevole.
Ringrazio chi mi ha scritto questo messaggio perché mi permette di dire un po’ di cose:
Le canzoni, i libri, il cinema non devono farci sentire manchevoli.
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