LA VERITA’ è CHE NON TI PIACI ABBASTANZA vol II
«Se non le scrivo, le cose non arrivano al loro compimento, sono state solamente vissute»
Annie Ernaux
Care e cari,
che settimana pazzesca!!! Ho festeggiato il mio compleanno, che è lo stesso giorno in cui è uscito il mio libro La verità è che non ti piaci abbastanza (puoi acquistarlo a questo link ).
Lo avete ordinato in così tante e tanti (più del previsto) che amazon è impazzito.
Orlando ha compiuto 4 mesi ed è sempre più grande, dorme sempre di meno e sorride sempre di più creando un equilibrio che mi permette di sostenere la fatica con scorpacciate di tenerezza.
Annie Ernaux ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Lei è una delle mie autrici preferite, che ha saputo mettere l’autobiografia e l’autobiografismo al servizio della letteratura in una narrazione che diventa indagine politica del ruolo della donna nella Francia del ‘900. Ha parlato di aborto, divorzio, patriarcato, senso di colpa, la ricerca del proprio posto nel mondo. I romanzi di Annie Erneaux sono estremamente intimi ma talmente intimi da diventare universali.
“Come accade che il tempo che abbiamo vissuto diviene la nostra vita?”
Questa è la domanda da cui parte ogni volta che si appresta ad affrontare un racconto. La sua lingua è tagliente, schietta, scarna. Uno stile asciutto e affilato per una voce che è sua, ma diventa quella di tutte e tutti noi.
Il suo capolavoro è Gli anni, uscito nel 2008, libro particolarissimo in cui racconta ala sua vita dagli anni ’40 a oggi.
Noi che avevamo abortito nelle cucine, che avevamo divorziato, che avevamo creduto che i nostri sforzi per liberarci sarebbero serviti ad altre, noi provavamo una grande stanchezza. Non sapevamo più se la rivoluzione delle donne ci fosse stata davvero. Continuavamo a vedere il sangue anche dopo i cinquant’anni. Non aveva più lo stesso odore né lo stesso colore di prima, una specie di sangue illusorio. Ma quella scansione regolare del tempo che potevamo conservare fino alla morte ci rassicurava. Indossavamo jeans, pantaloncini e magliette come le quindicenni, come loro dicevamo «il mio moroso» per parlare del nostro amante regolare. Invecchiando non avevamo più età.
Ha raccontato le ragazze e le donne che hanno provato a liberarsi dai gioghi del patriarcato, lottando, soffrendo. A volte riuscendoci, a volte no.
Lo ha fatto in tutti i suoi libri da L’evento (che è diventato anche un film che ha vinto la Mostra del cinema di Venezia) a La donna gelata che forse è uno dei miei preferiti, che è una riflessione sulla ricerca della propria autodeterminazione e il ruolo dell’amore, che consiglio ad ogni ragazza di leggere.
Caffè filosofico
Sabato con la mia amica Maria Russo che è docente emerita all’Università San Raffaele di Milano in Filosofia morale ci siamo trovati per il primo CAFFE’ FILOSOFICO.
Ovvero un modo per affrontare tematiche esistenziali, confrontarci e cercare risposte nei grandi filosofi.
Il primo tema che abbiamo affrontato è stata la vocazione.
È stato bello ascoltavi e ascoltarci, sentire le parole di Jean Paul Sartre (letto da Maria) e James Hillmann (letto da me).
Ragionare su cosa significhi provare a “diventare quello che si è” e poi trovare una definizione delle cose intavolando un dialogo socratico (non posso spoilerarvi cos’è va provato…) che è un modo per trovare insieme una definizione delle cose che ci permette di cambiare punti di vista, formulare idee diverse, trovare nuove angolature a cui non si è pensato.
E se si cambia il modo di ragionare sulle cose, spesso, si è in grado di cambiare anche la realtà.
Come fare a partecipare ai CAFFE’ FILOSOFICI? Saranno sia dal vivo che online.
Dato il successo e l’attenzione che ci avete dimostrato, cercheremo di pianificare un ciclo di incontri una volta al mese.
Proporremo la possibilità di partecipare ad un solo incontro oppure all’intero ciclo, cosa che suggeriamo dato che- lo vedrete se parteciperete- ogni incontro stimola riflessioni su cui sarebbe bello riflettere e confrontarsi nell’incontro successivo.
Registrerò anche gli incontri (cosa che mi avete già chiesto) ma vi inviterei, se volete partecipare a intervenire in diretta. Chi ha partecipato sa che è nell’interazione che c’è la vera crescita.
È stato davvero un momento magico!
Seguitemi qui nelle newsletter e nelle stories di instagram per scoprire i nuovi appuntamenti.
COSE CHE HO VISTO
“Blonde è una vita radicalmente distillata in forma di romanzo e ricostruita con l’ausilio della sineddoche”.
Chiariva così nel 2000 l’operazione che Joyce Carol Oates, tra le più grandi scrittrici americane, aveva deciso di portare avanti in Blonde: un romanzo libero, basato sulla biografia della più conosciuta, famosa, idolatrata, mitizzata star che fosse mai esistita. Marilyn Monroe.
Un romanzo fiume di più di 700 pagine in cui la Oates attraversa e analizza la vita di Norma Jeane che grazie alla sua penna si trasforma in archetipo letterario: bambina abbandonata dal padre, cresciuta con una madre mentalmente instabile, che passa da un orfanotrofio ad una famiglia adottiva fino a sposarsi per la prima volta a sedici anni e poi essere scoperta dal cinema, diventando la diva più diva di tutte.
L’ “attrice Bionda– come la definisce la stessa Oates- amata e desiderata, ma allo stesso tempo sola, fragile, vittima di un sistema che ha decretato la sua fortuna ma al contempo la sua fine.
Il regista Andrew Dominik ha preso il materiale vastissimo e lo ha portato sul grande schermo scegliendo un unico punto di vista per raccontare le maschere del mito Marilyn Monroe: quello della vittima.
Ana de Armas è bravissima a fondersi con il personaggio in un film in cui però manca la capacità di andare oltre lo stereotipo.
Nel romanzo di Oates Norma/Marilyn/Attrice Bionda sono le versioni plurisfaccettate di una donna che è vittima ma anche carnefice. Che desidera e sogna l’amore assoluto ma è la prima a volersene disfare. Che è consapevole della sua bellezza, anche se non sempre sa calibrare il suo potere seduttivo.
“Io sapevo che dovevo lasciarmi vendere. Perché così mi avrebbero desiderata e mi avrebbero amata”
Non ama i ruoli che le vengono assegnati, né gli abiti e nemmeno quel biondo troppo acceso, ma sa che quella è la via che le permette di raggiungere ciò che davvero desidera: la fama, l’essere amata, “essere meravigliosa” come dice nelle interviste.
Lei, bambina rifiutata dal padre che ricerca il padre in ogni uomo che incontra.
Lei che brama il diventare madre, ma nello stesso ne ha il terrore.
Lei che voleva essere vera, ma si frantuma contro un mondo che la acclama nella sua finzione.
“Vorrei essere amata da te, soltanto da te” canta in Qualcuno piace caldo.
Dove in quel “te” ci sono gli amici che non ha avuto, i mariti che non l’hanno amata davvero, i figli perduti e quel padre assente e misterioso che le ha impedito di amare se stessa.
IL MIO LIBRO
Un anno e mezzo fa quando ho chiamato Valeria Locati, @unapsicologaincittà condividendole l’idea del libro e proponendole di scriverlo insieme, la mia vita era completamente diversa.
“La verità è che non ti piaci abbastanza” è un libro sull’autostima e sull’amore. Sull’importanza di ritrovare se stesse nella solitudine per ridefinire l’amore.
Un amore che parta da noi, che non sia desiderio di salvezza, copertura di mancanze e di vuoti.
Nel libro troverete un po’ della mia vita e di quella di persone che conosco, ma soprattutto “il coraggio di Virginia Woolf, i tips di Hayly Quinn, il mito di Platone, i romanzi di Jane Austen, le avventure di Mrs Maisel”
Come nel dialogo filosofico ho preso spunto da quello che ho letto, dalle vite di grandi scrittrici, dai film… per ragionare sull’amore.
Su quello che vogliamo, su chi siamo in relazione a lui.
Sul perché dovremmo tatuarci nella testa che la felicità non deriva dalla coppia, ma dall’amore che a partire da noi si propaga verso l’altro.
Dato che siamo qui tra intimi amici sfrutterei l’occasione di questa newsletter per anticiparvi un po’ di contenuti del libro
La prima presentazione di Milano sarà Martedì 11 ottobre alle 19.00 alla Libreria Colibrì.
Alle 18.15 vi racconterò una storia d’amore e autostima legata alla città di Milano in una nostra camminata Flaneuse per celebrare l’uscita del libro.
Per iscrivervi dovete compilare questo form .
Qui trovate l’indice:
E QUI I PRIMI CAPITOLI:
Come funziona questo libro
Benvenuto a te che hai nelle mani questo libro.
Non so se tu l’hai appena acquistato o se stai capendo se è ciò che fa per te.
Se lo ha già acquistato.. grazie infinite! Sono certa non te ne pentirai (spero… ).
Nella seconda opzione, invece cercherò di aiutarti nella scelta con questa prima pagina cercando di essere il più chiara possibile.
Questo è un libro che parla d’amore e di solitudine. Di quanto questi due concetti vadano a braccetto l’uno con l’altro. Anzi, di quanto siano interdipendenti.
Se sei qui è perché, probabilmente, stai uscendo da una delusione amorosa, stai soffrendo, vuoi capire qualcosa in più di te, hai l’esigenza di ritrovare fiducia nell’amore, oppure non ne vuoi più sentirne parlare e vuoi amare solo te stess*.
Sei nel posto giusto anche se questo non è un manuale di autoaiuto, è un percorso di fioritura che attraversa l’amore, va verso la solitudine e torna all’amore ma lo fa non offrendo consigli pratici (solo ogni tanto) ma spunti di riflessione, punti di vista.
Io, che sono Marta Perego, sono una giornalista esperta di cultura e sto studiando come counselor filosofica. Ti proporrò un viaggio tra libri, film, pensieri dei filosofi e un pizzico di vita vissuta.
Ad aiutarmi c’è Valeria Locati, che è una psicoterapeuta che ci fornirà il suo punto di vista professionale che ci sarà di aiuto e stimolo.
Insieme abbiamo lo scopo di ridefinire concetti abusati come “amore” o “solitudine”, provando ad offrire una visione innovativa che possa liberarci da idee che ci fanno affogare in gabbie mentali che alimentano tristezza e frustrazione.
Non pretendiamo di avere la ricetta della felicità.
Ma pensiamo che quando avrai finito queste pagine ti sentirai divers*.
Forse più consapevole, probabilmente più innamorato di te stess*.
Speriamo pront* a ripartire da te per andare verso l’altro.
In bocca al lupo!
Marta e Valeria
INTRODUZIONE
Questo libro parla di una ricerca, di fallimenti, cadute, volontà di risalita.
D’amore, di coppia, di incapacità di definire un sentimento che sfugge, si contorce, ti mette in dubbio.
Un sentimento che spesso viene utilizzato come sinonimo di “felicità”. Se ami sei felice. Se sei amato lo sei ancora di più.
Per me l’amore è sempre stato un interrogativo, un punto di domanda. Qualcosa che non riuscivo ad afferrare, rendere reale. Simile alla mia vita. Accettabile.
Quando stavo in coppia volevo stare sola, quando ero sola desideravo la coppia.
Quando non amavo bramavo sentimenti, quando ero travolta dai sentimenti e dalle passioni speravo che finissero in fretta perché mi sentivo alterata, lontana da me stessa, confusa.
Guardavo le mie amiche che si lanciavano in progetti affettivi duraturi con convinzione e gioia, partecipavo a matrimoni domandandomi “ma chissà cosa proveranno davvero quelle persone tra loro che a me è sconosciuto”.
E quando sono arrivata all’età biologica in cui ho sentito la necessità di regolarizzare il mio status, la persona con cui stavo da un giorno con l’altro se n’è andata da casa lasciandomi su un divano a guardare il soffitto e fare i conti con la mia inadeguatezza.
Chi sono?
Cosa voglio?
Che cos’è la solitudine?
Cosa cerco nell’amore?
Sono queste le domande che mi affollavano la testa. Da lì ho iniziato a fare l’unica cosa che sono in grado di fare… leggere e studiare. Provare a pormi delle domande per arrivare ad una conclusione.
E lì ho iniziato a scrivere.
Che cosa stai scrivendo?
Un libro sull’amore.
Rispondevo a volte.
Che cosa stai scrivendo?
Un libro sulla solitudine.
Dicevo altre.
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