SCUSI NON POSSO, HO IL BAMBINO MALATO
“Spesso penso che la gente non avrebbe figli se sapesse ciò che comportano, e mi domando se noi donne siamo portatrici di un gene che inibisce la nostra capacità di espressione, di rivelare la verità sull’argomento. Quello che è certo è che le persone senza figli non sembrano molto interessate a ciò che i genitori hanno da dire in proposito: diventano genitori con avventato entusiasmo, come se fossero i primi, con tutta l’innocenza di Adamo ed Eva alla prima caduta”
Rachel Cusk, Il lavoro di una vita
C’era una volta la me senza figli che ogni volta che sentiva questa frase “Scusi non posso, ho il bambino malato” alzava gli occhi al cielo.
Queste madri che non sanno organizzarsi.
Queste madri che non riescono a mettere loro stesse al primo posto.
Queste madri inaffidabili.
C’è oggi la me stessa con un figlio che è da una settimana che ripete “Scusi non posso, ho il bambino malato”.
E non lo fa perché non vuole mettere se stessa al prima posto.
Non lo fa perché non riesce a organizzarsi (quello forse non ci sono mai riuscita).
Forse è diventata inaffidabile non per volontà ma per necessità.
Perché quando hai il tuo bimbo di 5 mesi con 39 di febbre puoi pure avere l’invito a casa di Madonna con i Maneskin ma TE NE FREGHI.
L’unica cosa che ti importa è che lui dorma, guarisca, torni a spaccarti i timpani con i suoi urli da baby drago esaltato piuttosto che vederlo ammosciato, triste e malato.
Tutta questa captatio benevolentiae per dirvi che lo so che è da un po’ che non mi leggete tra le vostre mail, ma sono state settimane di frullatore in cui ho cercato di fare tutto (esame del master, lavoro a mediaset, presentazioni del libro – MIO -) ma dentro questo tutto andava sempre eliminato qualcosa per non impazzire.
Perché il mondo quando diventi mamma si fa amorevole e colorato (ma che bello! Ma che brava! Ma che bel bambino! Finalmente hai assolto ad un tuo compito naturale e per questo sei santa madre Marta) ma pretende da te esattamente tutto quello che facevi prima e se non ci stai nel mezzo è colpa tua.
Sei tu che sei inetta.
Sei tu che non sai organizzarti.
Sei tu che non hai il super potere del multitasking materno che permette di fare tutto, più di prima e meglio di prima.
E il risultato? Il risultato è ciò che non pensavo che sarebbe ricaduto su di me: IL SENSO DI COLPA.
Il senso di colpa materno ha una caratteristica peculiare che lo rende diverso da ogni tipo di senso di colpa che avevo provato fino a questo punto: è un senso di colpa ecumenico.
Non è targettizzato, non è focalizzato su un singolo episodio, fatto, momento.
È un senso di colpa collettivo che si abbatte contro tutto quello che hai intorno: lavoro, bambino, compagno, tua madre, il tuo essere per essere nel mondo come direbbe qualche filosofo esistenzialista di metà Novecento.
Per me l’unica fonte di pacificazione è mettermi di fronte a una pagina bianca di computer e buttare giù queste righe, provando a trovare un perimetro in uno stato d’animo slabbrato.
Ormai lo sapete, sono ossessionata dalle definizioni.
Non perché pensi di poter controllare e capire tutto… ma perché porre dei confini alle cose mi aiuta a circoscriverle e placare il caos.
Scrivere aiuta in questo… a focalizzare, a placare, a identificare.
Poi le definizioni che trovi sono sempre e per forza in divenire, ma per lo meno hai fissato un punto e puoi ricominciare da capo.
Mi fa sentire meno frustrata, più consapevole, più intera.
NATALE MI PIACE SUL TRAM
Dato che ormai questa newsletter è diventata uno spazio intimo, in cui condividere più che idee (anche, spero) sogni e desideri, ti dirò che una cosa che non vedo l’ora di fare una volta che tutte queste febbri, tossi, raffreddori e notti in bianco saranno non dico passate ma almeno ridotte: infilarmi sul tram con le cuffie nelle orecchie, guardando fuori dal finestrino, atraversando Milano nelle sue frenesie e le sue luci natalizie.
E tu? Qual è il tuo desiderio pazzo natalizio?
VENIAMO A NOI
Ma ora veniamo ai motivi di questa newsletter perché forse tu che non sei madre di tutto questo mio flusso di coscienza ti importa poco.
Vorrei però segnalarti un po’ di cose che ho visto/letto/fatto in queste settimane.
In questo video ti consiglio una serie di libri per regali di Natale originali (si spera).
Te li riassumo qui:
Amatissime di Giulia Caminito
Giulia Caminito è l’autrice del bello e fortunatissimo “L’acqua del lago non è mai dolce”. Qui racconta le vite di cinque sue “madri” letterarie: Elsa Morante, Paola Masino, Natalia Ginzburg, Laudamia Bonanni, Livia De Stefani.
Lo fa con sapienza e conoscenza, ma la cosa bella di questo piccolo e grande libro è quanto di se stessa l’autrice riesca a mescolare nelle vite di altre facendoci capire quanto i libri e la letteratura non parlino d’altro che di noi.
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Manuale di caccia e pesca per ragazze di Melissa Bank
Accento edizioni, l’appena nata casa editrice fondata da Alessandro Cattelan con la direzioen editoriale di Matteo B. Bianchi ha ripubblicato questo libro che è un colpo al cuore e un tuffo negli anni ’90, ma soprattutto una storia di formazione di una ragazza che si sente inadeguata e incompresa. Che viene dalla provincia e approda a Manhattan e apre il suo racconto (e tentativo di stilare un manuale che in realtà è un antimanuale) con una delle poesie più belle di sempre: L’arte di perdere di Elizabeth Bishop.
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Everybody di Olivia Laing
Cosa sono i corpi, perché fanno paura, dove sta il loro potere sensuale e misterioso, che senso ha il sesso, le malattie da dove derivano (dalla testa, dal corpo, da entrambe le cose), perché è urgente, oggi, raccontare il corpo e i corpi, perché insieme- i corpi- possono cambiare il mondo. Olivia Laing, scrittrice raffinata (io avevo amato moltissimo Città Sola) si confronta con un tema contemporaneo, senza rischiare di essere retorica o ripetere slogan che diventano spesso hashtag vuoti (quando la body positivity diventa un trend topic di instagram più che un’urgenza sociale).
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In realtà consiglio altri libri nel reel, ma ho voluto creare questo gioco (quali libri ho davvero consigliato? Quali no?) per offrire una ragione di esistere a questa newsletter.. altrimenti che senso avrebbe?
Se volete andare a sbirciare su IG parlo di Charles Dickens, di Proust, di libri d’arte speciali, di affinità di coppia e di un librino che vi cito anche qui che potrebbe essere regalato insieme ad un altro libro che parla d’amore e che si intitola “La verità è che non ti piaci abbastanza”.
Si chiama Storia dell’amore ed è un saggio leggero su cosa sia l’amore, mescolando Eistein, Platone, le grandi tragedie greche, Jules e Jim. Scontrandosi e affrontando un tema che ho affrontato anche io nel mio libro e devo ammettere mi è molto caro: qual è la distanza tra libertà e amore?
La libertà rimane comunque uno dei beni più preziosi che abbiamo. Ed è un bene che nemmeno l’amore dovrebbe avere il diritto di soffocare o anche solo annacquare.
LIBRI FILOSOFICI PER NATALE
L’altra settimana durante il nostro Q&A “dimmi cosa vuoi ti dirò che libro sei” mi sono ritrovata tra le mani un libretto che non leggevo da un po’ ma che invece è preziosissimo e molto adatto a questo periodo dell’anno, soprattutto a fronte di un anno come quello che stiamo vivendo.
Siamo tornati a vivere nel mondo dopo due anni di lockdown, in una contemporaneità schizzata e impazzita che è ripartita alla velocità della luce, senza prendere in considerazione gli strascichi emotivi che ci sono rimasti addosso, in un presente che si fa sempre più pauroso e incerto.
Però invece si corre, si corre velocissimo, si corre a più non posso per non pensare.
In questo librino che si intitola Il profumo del tempo, uno dei più grandi filosofi contemporanei Byung- Chul Han ci ricorda perché è importante ricordarci quanto sia fondamentale “indugiare sulle cose”.
Qualcuna di voi mi chiedeva qualcosa di Heidegger da leggere: ecco, Heidegger è un filosofo complicatissimo, ma qui Byung- chul Han lo riprende e racconta, facendo emergere la sua forte attualità
Perché non troviamo più alcun significato per noi, alcuna possibilità essenziale dell’essere? Forse perché da tutte le cose ci viene incontro una sorta di indifferenza di cui non conosciamo la ragione? Ma come si può parlare così, quando il traffico mondiale, la tecnica, l’economia stringono a sé l’uomo e lo mantengono in movimento?
Scriveva a cavallo tra il 1929 e il 1930
Perché non abbiamo tempo? Come mai non vogliamo perdere tempo? Perché ne abbiamo bisogno e vogliamo adoperarlo. Per che cosa? Per le nostre occupazioni quotidiane, delle quali siamo divenuti da lungo tempo schiavi. Questo non avere tempo è in definitiva una dispersione di sé ben più grande di quello sperperare tempo che si lascia tempo”
E non può non saltare all’occhio l’assoluta attualità di queste parole a fronte del dibattito di questi giorni sull’ossessione nei confronti del lavoro, del successo, del correre verso qualcosa, in relazione – anche- al doloroso caso di cronaca del ragazzo di 26 anni che si è tolto la vita perché aveva detto una bugia ai genitori.
Non voglio commentare quel caso, non amo speculare su casi di vita vissuta già drammatici di per sé, ma mi viene da pensare quanto non riusciamo in nessun modo a riappropriarci del nostro tempo.
Nonostante i lockdown, le ore passate dagli psicoterapeuti, gli anni alla “vita lenta” sui social network.
Nulla. Continuiamo a correre, a farci progetto, a identificarci con esso, con quella che Heidegger chiamerebbe la superficialità del presente.
Per Heidegger l’essere autentico è l’essere “lento” che nella lentezza percepisce il suo esserci.
Noi non percepiamo niente: pensiamo di essere progettati per correre.
C’è un’ossessione nei confronti della giovinezza, una paura verso l’età e lo scorrere del tempo che mi terrorizza.
Si studia per “prendere la laurea” “per guadagnare” “per diventare qualcuno” non per studiare di per sé.
Deve esserci sempre un fine, uno scopo, una ragione.
Se invece inseguissimo nient’altro che noi stessi, la nostra interiorità, il nostro miglioramento, puntassimo sul diventare le versioni migliori di noi e non modelli predefiniti da altri, potremmo davvero riappropriarci del nostro tempo e di noi stessi, lontano da ogni stereotipo, inseguendo la nostra unica e straordinaria forma di realizzazione che va oltre ogni idea di successo codificato (soldi, famiglia, fama, status), ma si confronta liberamente con quello che siamo.
Nel tempo, attraverso il tempo, stando nel tempo, non rincorrendolo.
Come diceva Simone Weil “L'attenzione dovrebbe essere l'unico oggetto dell'educazione”.
SE TI INTERESSA IL TEMA TI CONSIGLIO ANCHE QUESTO ARTICOLOCHE PARLA DI UN SAGGIO APPENA USCITO IN FRANCIA.
PENSIERI
Penso a Simone Weil, ad Heidegger e alla mia adolescenza in Brianza quando dicevi “voglio fare Lettere” o Filosofia o qualsiasi altra laurea che non contemplasse una prospettiva di lavoro economicamente soddisfacente (all’epoca ancora forse c’erano).
Erano i primi anni 2000 e l’orizzonte all’epoca era la “finanza”.
Una manciata di anni dopo la finanza si sarebbe ritorta su se stessa, sarebbero arrivati i social media, Facebook, il marketing che passa non più dal tubo catodico della tv ma dalla rete.
Il lavoro da precario sarebbe diventato endemicamente flessibile, incerto, mutevole.
Combattere contro questa evoluzione assomiglia molto a Don Chisciotte che combatte i mulini a vento.
In mezzo alla tempesta, al continuo fluire, ai cambiamenti che investono il tempo rimane una sola possibilità di ancoraggio: fare quello che ci piace davvero.
Indagarci, capire le nostre passioni, guardarci dentro e cercare di rimanere fedeli.
Iscrivetevi a Lettere o a Filosofia se lo desiderate. Tutto poi verrà da sé.
APPUNTAMENTI ED EVENTI
Prima di ripartire nel 2023 con tante novità (spero davvero di stupirvi) vi invito a salutarci con una giornata dedicata a Torino, ai libri, a Natala Ginzburg e alle donne.
Ecco tutti i dettagli:
FLANEUSE A TORINO
Durante la giornata andremo a scoprire due volti di Torino: la Torino letteraria e la Torino al femminile, con una visita guidata densa, frizzante e immersiva. Intrecciata tra questi itinerari, poi, ci sarà Natalia Ginzburg, argomento del Flâneuse di Marta.
Le donne: amate, osteggiate, incomprese, celebrate….protagoniste spesso occulte, ma fondamentali nella costruzione di una “capitale “che non parla solo al maschile. Il tour vuole raccontarvi la storia di Torino da un punto di vista tutto al femminile, da tempi remoti fino ai giorni nostri.
Una passeggiata lungo il centro storico alla scoperta dei luoghi e delle storie, delle protagoniste e degli avvenimenti che vi faranno conoscere meglio “l’altra metà del cielo torinese”.
E poi ci addentreremo nella Torino degli scrittori e degli editori. Torino, una delle culle della cultura europea moderna, è da sempre stata una metropoli dal grande fervore intellettuale, ed ancora oggi rappresenta un punto di riferimento importante con il Salone Internazionale del Libro. A Torino hanno vissuto e lavorato scrittori che hanno fatto la storia della letteratura, hanno visto la luce i più importanti editori italiani e storiche tipografie, che perpetuano il sogno della stampa come arte, del libro come oggetto di raffinata ricerca del bello.
Programma
Per il gruppo da Milano che partirà insieme a Marta: incontro in stazione, partenza con treno verso le 07.30 del mattino.
Arrivo a Torino e tempo per un caffè o la colazione.
Per chi si muove in autonomia: incontro alle 09.45 del mattino.
Alle 10.00 incontro con la nostra guida e inizio della visita di circa un paio di ore.
Tempo libero per il pranzo.
Dopo pranzo la guida darà un nuovo appuntamento per proseguire la camminata in città secondo i temi proposti.
Alla fine della visita guidata ci sarà tempo libero per lo shopping o per un aperitivo, prima di riprendere il treno per Milano alle 19.20 circa.
Tutti i dettagli su orari e luoghi di incontro vi verranno forniti una decina di giorni prima della gita.
Quota di partecipazione
con treno da Milano... € 79,00*
con trasporto autonomo e ritrovo a Torino... €49,00
Per chi è iscritto all'abbonamento GOLD di Marta sarà applicato uno sconto di €10,00 sulla quota!
La quota comprende:
*Viaggio in treno alta velocità Milano-Torino; quota soggetta a disponibilità
Due ore di visita guidata a tema "Torino al femminile"
Due ore di visita guidata a tema "Torino Letteraria"
Accompagnamento di Marta Perego e flâneuse a tema Natalia Ginzburg
Assicurazione medica
La quota non comprende: pasti, quanto non citato espressamente ne "La quota comprende"
Per la prenotazione:
1) Iscriversi dall'apposito box su questa pagina, inserendo il numero di passeggeri interessati, e segnalando l'eventuale supplemento treno da Milano
2) Pagare con Satispay direttamente dal sito oppure inviare il bonifico di €79 (se volete anche i biglietti del treno) o €49 (se volete muovervi in autonomia) o eventuale quota scontata club, entro 24 ore ai seguenti dati IBAN:
QUALITY VIAGGI SAS
Banco BPM Spa
IBAN : IT07J0503433080000000014953
CAUSALE: cognome + Flaneuse Torino
3) Se siete iscritti all'abbonamento GOLD di Marta segnalatecelo per mail a gruppi@isola-bianca.it, e togliete 10 € dalla quota di iscrizione che invierete per l'iscrizione (€69 con treno; 39€ se venite in autonomia)
4) Non appena raggiungeremo il minimo di partecipanti, vi verrà inviato il contratto di viaggio
5) Se non raggiungeremo il minimo di partecipanti, vi verrà rimborsata l'intera cifra della prenotazione
Vi manderemo una mail di risposta entro 24 ore lavorative. Se non ricevete risposta, potete riscriverci o chiamarci allo 0266403277.
Questo è stato un anno molto entusiasmante e complicato per molte ragioni, una su tutte è che ho partorito a una manciata di mesi dal lancio delle novità (flaneuse e altri eventi), poi il mio libro e tante altre cose…
Vi chiederei di scrivermi quando/come/se volete rispondendo a questa newsletter, raccontandomi cosa vi è piaciuto, cosa vorreste ritrovarvi nel 2023 e cosa invece non vi interessa.
Un abbraccio,
Marta