Tutto nuovo, ancora
“Il mondo è iniquità: se l'accetti sei complice, se lo cambi sei carnefice.” Jean Paul Sartre
“Negli anni terribili della ežóvščina ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado. Una volta qualcuno mi riconobbe. Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando): Ma questo lei può descriverlo? E io dissi: Posso. Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto” (Anna Achmatova, Leningrado, primo aprile 1957).
Carissime e carissimi,
bentrovati anche questa domenica.
Grazie per esserci e per la fiducia che mi accordate.
La “nuova stagione” della newsletter è partita la settimana scorsa e siete cresciuti nelle sottoscrizioni free e già molti di voi hanno deciso di supportare il mio lavoro abbonandosi alla versione “a pagamento”.
Non posso che dirvi grazie infinite. Più sarete, contribuendo anche con poco, più riuscirò ad essere indipendente e offrire contenuti, incontri, online e offline sempre più vari e interessanti.
È un impegno che mi prendo direttamente con voi. E di solito quado mi prendo un impegno, lo rispetto.
Prendetela come una promessa.
Eccoci qui questo 13 marzo, a due settimane dall’inizio del conflitto in Ucraina.
Quando avevo pensato di riprendere la newsletter mai mi sarei immaginata che ci saremmo trovati in una situazione del genere.
Mai avrei pensato che di nuovo, la Storia avrebbe scombussolato i nostri piani e la nostra psiche.
Avrebbe dirottato le nostre “storie” riportandole di nuovo in un territorio sconosciuto.
Mai avrei pensato che mi sarei domandata, ancora una volta: cosa posso fare con il mio lavoro in una situazione che ci fa sentire così impotenti?
E continua quello stato d’animo che mescola rabbia a senso di colpa.
Rabbia per aver perso di nuovo, uno scampolo di leggerezza. Quel desiderio di viaggiare, muoversi, ascoltare brutte canzoni, fare “ciao- ciao” con le mani e con il culo, occuparci di liberatorie minchiate (i Millenials riusciranno mai a diventare adulti? Il narcisismo è un fatto o un’ossessione di massa? È meglio la e capovolta o l’asterisco?), manifestare gioia e soddisfazione per aver imparato a cucinare la zuppa di lenticchie marocchine grazie a HelloFresh e riscoprirti un cultore della curcuma – ma chissà come mai non l’ho mai usata prima!-
Ma poi subentra il senso di colpa: quanto sono egoista a lamentarmi mentre “c’è la guerra”?
A cui si aggiunge: perché solo ora che la guerra è così vicina e ha un volto simile a quello che vedo nello specchio, mi preoccupo così tanto?
Mi ero preoccupata per la Siria? Lo Yemen? Le guerre fratricide in Africa?
Quanto è snob e colonialista e ipocrita dire che si soffre per i bambini dell’Ucraina mentre siamo sdraiati al caldo (per ora…) sul divano, condividendo nelle stories di Instagram i reportage di Francesca Mannocchi???
Ma cosa dobbiamo fare per non sentirci in colpa, falsi impostori, inutili soggetti della società della performance che in una situazione estrema come questa non hanno un bel niente da performare????
La verità è forse ancora più dura da accettare- perché almeno quando è esploso il Covid potevamo cantare sui balconi o fare delle dirette instagram o le lezioni di pilates in salotto.
La verità è contenuta nella parola che più ci spaventa in questo mondo in cui siamo convinti di essere sempre e costantemente protagonisti.
NIENTE.
Non possiamo fare nulla.
Nemmeno abbracciare opinioni affrettate.
Certo possiamo comprare medicine, inviare denaro, iscriverci ai programmi di accoglienza, ma sempre con quella sensazione di non poter agire abbastanza.
Da giornalista culturale, non riesco a ignorare quanto accade. Non ce la faccio ad occuparmi di altro, la mia attenzione -bene prezioso da sviluppare- come diceva l’amata Simone Weil (salvaguardiamo la nostra attenzione) è rivolta lì. A cercare di capirne di più. A trovare il mio modo di stare in questo presente che ci fa così paura.
Certo, continuo a vedere film, serie tv, leggere romanzi, ma anche in questo i due stati d’animo- tra senso di colpa e rabbia- che mi porta a godermi Mrs Maisel – che ho atteso per così tanto tempo mannaggia- fino ad un certo punto.
Che mi fa sedere alla scrivania per portare avanti il libro che sto scrivendo – sull’amore, sulle relazioni, sulla forza della solitudine che erano anni che avevo nella testa- domandandomi “ma mentre nel mondo muoiono i bambini… che me ne frega????”
Già.
Chissenefrega.
Tutti siamo rimasti esterrefatti e colpiti- sopraffazione è la parola che sento più usare- dalle immagini di Mariupol, l’ospedale delle mamme e dei bambini.
Non vorrei tornare sul tema, ne abbiamo sentito parlare per una settimana, abbiamo pianto, siamo rimasti senza parole, domandandoci il perché.
A livello emotivo c’è ben poco da aggiungere e quello che aggiungerei sarebbe un’inutile speculazione sul dolore rispetto alla quale ho ben poco da dire di innovativo e intelligente.
Se non: l’orrore ha sempre il volto di innocenti. Di bambini o di mamme con un pigiama con un orsetto ricoperto di sangue.
Sul valore però, dell’immagine di per sé, allora lì sì che forse ho da dire qualcosa.
Perché viviamo in un mondo di immagini, iconografie che definiscono la nostra realtà e rimangono incastonate nella nostra memoria e ci aiutano a comprendere il presente con più forza e profondità di mille parole.
Perché questa immagine ci ha colpito così tanto?
Perché racconta l’orrore di quello che stiamo vivendo nella sua incredulità.
Ovvero la beauty blogger Marianna Pdgurskaya che fino a pochi giorni fa postava sul suo account foto di lei, di creme, vestitini da neonati – come quelle che intasano il mio profilo di donna al settimo mese di gravidanza- che corre ricoperta di sangue per scappare dal disastro.
E non posso non provare a immaginare cosa potesse pensare questa ragazza i cui “problemi” fino a poco tempo fa potevano essere rappresentati dalla poca reach dei suoi post sui social, le sue gambe indolenzite, il non aver comprato abbastanza tutine o chiuso sufficienti collaborazioni con brand di passeggini.
Non appena ho visto la foto- non sapevo ancora chi fosse questa ragazza- mi sono domandata a lungo dove stesse correndo, con quale stato d’animo, se ci fosse qualcuno accanto a lei.
Non ho potuto non identificarmi, immaginandomi tra due mesi e mezzo già terrorizzata per affrontare ciò che nessuna donna conosce prima che si verifichi (il parto), con un pancione che scalcia dovermi alzare e correre, spaventata e sola.
Chi sei tu ragazza bionda? Tu che potresti essere me?
L’immagine ci distrugge perché potremmo essere noi.
Ci colpisce perché è il simbolo di come la vita possa cambiare in un lampo, da foto patinate con i vestitini di bebè tra le braccia alla guerra.
È la sintesi dell’assurdità in cui siamo immersi: mai – per lo meno io- ci saremmo aspettati di vedere uno stato che invade un altro, in Europa.
Mai avremmo pensato di vedere case, città distrutte, civili colpiti, che le nostre sicurezze si sgretolassero, che fantasmi di un secolo che pensavamo fosse superato tornassero in vita.
Il giorno dopo che la foto è stata resa pubblica- lo avrete letto- hanno iniziato a circolare fake news, alcune provenienti dalla Russia, che avrebbero sostenuto che la donna fosse un’attrice, assolutamente non incinta assoldata a recitare la parte di “donna incinta che scappa”.
In questo corto circuito della nostra vita contemporanea dove i piani si mescolano e confondono e la realtà perde connotati.
Ma come può essere un’attrice assoldata se l’instagram è pieno di sue foto col pancione?
Due giorni dopo è nata su una barella la sua bimba, Veronika, in un’altra foto sparata nell’etere del web.
Lei mamma influencer dai capelli biondi, da sorridente esempio di nuova professione digitale a immagine dell’orrore della guerra.
E dunque la domanda ritorna:
cosa possiamo fare noi in un mondo dove pare che nessuno possa fare nulla di immediato per frenare l’orrore?
Quello che vedo, sui social, sui giornali, ma anche nella vita reale è la corsa ad assumere un’opinione. A polarizzarsi rispetto ad una posizione.
Formulando e accogliendo una soluzione che ci rassicuri.
E lo capisco, gli esseri umani hanno una necessità sociologicamente provata di ricercare certezze. E ora che ci stanno cadendo tutte addosso, reagiamo provando ad aggrapparci a ciò che più ci fa sentire tranquilli.
Ma purtroppo di certezze ce ne sono ben poche.
C’è la complessità di una situazione i cui margini sono nitidi (uno stato invade un altro, uno “zar”, un criminale, i cui obiettivi reali però risultano poco chiari, un altro stato che si difende), ma le implicazioni fanno paura: che cosa è giusto fare? Reagire alla guerra con la guerra? Innescando una parabola di violenza? Oppure non reagire, attendere la diplomazia mentre però la terra brucia?
Sono domande a cui io prima di voi non so rispondere, ma un po’ di conforto, uno spiraglio di comprensione mi è arrivato grazie a Jean-Paul Sartre.
Nella diretta con Maria Russo che oltre ad essere la mia migliore amica è anche docente di filosofia all’Università San Raffaele di Milano ed è una delle massime esperte di Sartre e di esistenzialismo, abbiamo parlato del filosofo francese che nel cuore del Novecento ha sviluppato un pensiero che partendo dal concetto di libertà individuale, ha fatto del progetto esistenziale e della libertà di ognuno di noi il punto di partenza per abbracciare un’idea di libertà universale: la libertà degli altri, la libertà politica. Contraddicendosi, riformulando, mostrando tutta la complessità della vita dell’uomo.
Teso tra se stesso e gli altri. Alla ricerca costante di un equilibrio dove poter esprimere se stesso nella propria autentica verità e rispettare la verità degli altri.
Sartre ha parlato molto di guerra. L’ha anche vissuta sulla propria pelle, come ci ha raccontato Maria, chiamato alle armi nella Seconda Guerra Mondiale, ha partecipato al conflitto riuscendo a nascondersi nelle retrovie e, invece che combattere, ha scritto e riflettuto.
Nei Taccuini della strana guerra – libro che ci ha mostrato Maria che purtroppo è fuori commercio- , nel 1939, allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale scrive- con un’attualità disarmante rispetto a quello che abbiamo vissuto, dalla pandemia a oggi”
“Supporto e accetto la guerra come accetterei il colera. Ma è un punto di vista sbagliato. La guerra non è il colera. È un fatto umano, prodotto da volontà libere. Così per quel che mi riguarda non ci sono dubbi: odio la guerra ma non ho fatto – dal 1929 al 1939- il minimo sforzo per allontanarla. Oggi pago quest’assenza di previsione scegliendo di non lamentarmi, rifiutando la rabbia, la disperazione, sopportando quello che non ho saputo né voluto evitare”.
Jean-Paul aveva 34 anni e già scritto uno dei suoi romanzi più famosi, La nausea (potete acquistarlo a questo link)
E stava sviluppando la sua teoria esistenzialista, riflettendo sul valore della libertà, in rapporto alla guerra.
In questo estratto dice una cosa molto vera: la guerra non è il colera. Non è una cosa che “capita” (per quanto possano capitare le epidemie, ma questo è un altro tema). È voluta da entità libere.
E chi sta nel mezzo? Chi subisce/vive in un clima di guerra? Come fa ad esercitare la sua libertà?
La esercita nella responsabilità.
Come ci ha spiegato molto bene Maria: quando il nostro vivere nella libertà si manifesta nell’angoscia (ovvero andiamo in ansia perché non sappiamo come comportarci) e nel senso di colpa (non sappiamo come usare la nostra libertà rispetto ad una data situazione: ovvero quello che stiamo vivendo), Sartre ci dice una cosa molto illuminante.
Trasforma il tuo senso di colpa in un senso di responsabilità.
E come? Agendo in maniera responsabile, conforme e autentica (altra parla che piaceva tanto a Jean Paul) rispetto a te stessa.
Senza farsi prendere dal panico, senza ingozzarsi di notizie accogliendole senza spirito critico. Ripetendo a memoria le posizioni e opinioni di altri (nei Quaderni di una morale, Sartre scrive “Gli americani leggono i giornali per scoprire cosa pensano”…).
Come posso essere responsabile rispetto a me stesso?
Come posso esserlo rispetto agli altri?
Ascoltando, imparando, studiando.
Continuando a fare la propria vita con ancora più serietà e, appunto, responsabilità.
Questo non risolverà questa guerra anacronistica e spaventosa, né risolverà il dilemma etico proprio ad ogni guerra (come si risponde ad un attacco? Come è possibile aiutare l’Ucraina ?) che lo stesso Sartre si fece per anni e anni interessandosi alle situazioni di resistenza e occupazione coloniale nel mondo- in particolare Algeria- senza trovare una risposta definitiva (e se non l’ha trovata lui figurarsi… noi.. con tutto il rispetto).
Ma ci permette di ritrovare il nostro posto e ridefinire il nostro ruolo esistenziale in un contesto ancora una volta inatteso.
A me questo discorso ha fatto molto bene.
Nonostante l’ansia e la paura.
Lo scoraggiamento, il dolore.
La filosofia, ancora una volta, mi ha permesso di trovare una piccola chiave, uno strumento di comprensione per riaprire un varco di comprensione.
Con Maria erano mesi che avremmo dovuto iniziare a parlare di Sartre proponendovi di leggere con noi delle sue opere.
Abbiamo aspettato e siamo arrivate ad oggi, oggi nel momento in cui, forse più degli altri, ne abbiamo davvero bisogno.
Con gli animi pesanti.
Ma più che mai consapevoli che non dobbiamo mollare.
PER PARTECIPARE ALLA CHALLENGE SU SARTRE
La “challenge” su Jean- Paul Sartre si svolgerà in incontri su Zoom in diretta (uno con me e Maria e uno solo con me) che verranno registrati e inviati a chi si iscrive e non può partecipare (va da sé che meglio che ci siate in diretta, ma sono ben consapevole che la vita è difficile)
Per partecipare dovrai iscriverti alla newsletter abbonandoti con una delle formule a pagamento.
Come OFFERTA PROMO (mi pare di essere un supermercato… ma insomma… spero mi capiate) solo per questo primo mese di marzo, potrete iscrivervi gratuitamente agli incontri su Sartre con qualsiasi forma di abbonamento: mensile, annuale o Club Flaneuse.
Così da poter testare e valutare se le iniziative vi piacciono.
In generale gli incontri online saranno compresi nell’abbonamento mensile e in Club Flaneuse (che è praticamente l’all-inclusive).
L’abbonamento da 40 euro all’anno invece prevede solo le newsletter settimanali.
In quello mensile da 5 euro sono esclusi gli eventi dal vivo.
I testi che Maria ci consiglia di leggere (io li leggo con voi) sono:
Porta chiusa (che potete acquistare a questo link)
(1944) è quasi un manifesto dell'impossibilità del rapporto interpersonale: "l'enfer c'est les autres", l'inferno sono gli altri, scrive Sartre. La porta attraverso la quale vengono introdotti i tre ospiti-prigionieri in realtà non è affatto chiusa, ma la vera prigionia è sancita dal cerchio infernale dei rapporti, dall'impossibilità di comunicare nonostante la necessità vitale della convivenza.
L’eta della ragione (che potete acquistare a questo link)
Il romanzo racconta due giorni cruciali nella vita di un gruppo di trentenni costretti a constatare il crollo delle proprie illusioni di libertà e soprattutto la sconcertante e fatale scoperta che è proprio questo crollo a renderli davvero liberi. Attorno al protagonista, il professore di filosofia Mathieu, evidente alter ego dell'autore, alle prese con la gravidanza indesiderata della propria amante, ruota un nucleo di personaggi che, lucidi e disperati o ancora capaci di difensivi autoinganni, si dibattono in una vacuità di significato che né la militanza politica né i sogni di gioventù possono redimere. È però Mathieu il solo a giungere con piena consapevolezza all'età della ragione, quella in cui si entra dopo essersi resi conto della gratuità fondamentale di ogni esistenza o, come scrive lo stesso Sartre nell'Essere e il nulla, della "fatticità" della coscienza.
Vi consiglio anche la sceneggiatura per il cinema Typhus, appena uscita e tradotto da Maria che potete acquistare a questo link.
Quali libri devo leggere?
Posto che non esistono doveri, ma solo desiderio di conoscere, per la nostra challenge consiglio sicuramente Porta Chiusa.
L’età della ragione – che io leggerò sicuramente- mi incuriosisce perché è il parallelo sartriano a L’età forte, il romanzo che è stato oggetto l’anno scorso della nostra challenge su Simone De Beauvoir.
DATE APPUNTAMENTI SU ZOOM:
IL PRIMO CON MARIA RUSSO SARA’ IL 29 ALLE 18
Verrà registrato e inviato a chi si iscriverà
Come si fa ad iscrivervi? Condividerò un form nelle stories a breve.
POETESSE DA RISCOPRIRE
In queste giornate di pensieri e di guerra ho ripreso in mano le poesie di Anna Achmatova, di cui vi consiglio in particolare La corsa nel tempo (che potete acquistare a questo link).
Poetessa russa ribelle, cresciuta, nel primo Novecento, vicino a San Pietroburgo, innamorata dell’opera di Tolstoj e della letteratura francese. Si sposò-tre volte-, amò, cerco nell’amore una risposta alla propria inquietudine che non trovò mai.
La sua ispirazione poetica si accende grazie all’eros ma poi diventa una voce nitida, intima e dissidente.
Amica di Modigliani- sono molto famosi i suoi ritratti-, vivrà i decenni più difficili del suo paese dalla Rivoluzione d’Ottobre allo stalinismo, riversando il suo dolore, quando il figlio venne imprigionato più volte durante le purghe a causa del suo cognome (il primo marito di Anna, il poeta Nicolaj Gumilev) era un dissidente e dichiaratamente si opponeva al regime sovietico.
Famosa, amata in patria, il regime verso di lei non fece mai nulla, cercò, anzi, di rendersela a mica, ma Anna non si piegò mai.
Per approfondire la sua vita vi rimando a questo link.
Rileggere oggi il suo “Vento della guerra” fa venire i brividi.
“E nel variopinto tran tran della folla
Tutto mutò di colpo
Ma non era un suono cittadino,
e nemmeno campagnolo.
È vero, era la copia esatta del boato di un tuono lontano
Ma in un tuono c’è l’umido
D’altri freschi cirri
C’è l’annunzio dei lieti temporali
Che anelano i prati
E questo era secco come l’inferno, e l’orecchio turbato non voleva credere
A come si ampliasse e crescesse
A come, indifferente, recasse morte
Al mio ragazzo”
1941
LETTERATURA UCRAINA
Vi consiglio di leggere questo interessante articolo del New York Times che sottolinea l’urgenza e l’importanza di tradurre autori contemporanei ucraini che permettano all’Occidente di comprendere meglio un popolo che soffre e resiste.
Io stessa ho cercato libri ucraini contemporanei, trovando ben poco.
Un romanzo che però vi segnalo è questo, di Keller Editore. E qui ritorna il valore delle storie: certo con i saggi geopolitici possiamo capire le dinamiche del mondo.
Ma è con le storie che sviluppiamo empatia.
DIRETTE DELLA SETTIMANA DA RECUPERARE
Vi consiglio di recuperare l’incontro con Jana Karsaiova autrice dell’esordio Divorzio di velluto (Feltrinelli Editore).
Un romanzo che crea un parallelo tra la vita di una donna e la storia di un paese, la Slovacchia, che confina con l’Ucraina e in cui Karsaiova ricorda e ripercorre la vita e le sue difficoltà nel blocco comunista.
Con “divorzio di velluto” si intende la separazione tra Slovacchia e Repubblica Ceca, che nel romanzo riverbera quelle tra Katarína e il marito Eugen, tra Viera e un paese per lei troppo stretto…
È una storia di assenze che pesano, di tradimenti, di desideri temuti e mai pronunciati, di strappi che chiedono nuove risorse per essere ricomposti, di sradicamento e di rinascita – una ricerca di sé della protagonista e del suo paese, entrambi orfani di un passato solido.
La scrittura versatile e profonda di Jana Karšaiová è straordinaria per un’autrice che ha scelto l’italiano come lingua elettiva. Un esordio letterario di grande maturità.
LIBRI CHE HO LETTO E CHE MI SONO PIACIUTI MOLTO CHE HO LETTO NELLE ULTIME SETTIMANE
Amatissimi di Cara Wall
Stabilità, amore, bellezza delle cose semplici, ricerca di un equilibrio emotivo.
Il romanzo è la storia di due coppia nell’arco di 40 anni. Scrittura di stampo classico per una storia ampia che parla di amore, rapporti duraturi, stabili, genitorialità, amicizia maschile, gelosie femminili. Incomprensioni e divergenze nel Greenwich Village dagli anni ’60 a oggi.
Lo potete acquistare a questo link
Niente di vero di Veronica Raimo
A cavallo tra verità e finzione, una autobiografia letteraria molto divertente che racconta una donna intelligente, ironica, con delle punte di follia, spregiudicata, divertente ma anche analitica, cervellotica… pensa mille cose, fa mille collegamenti... ma forse fa più fatica a lasciarsi andare alla realtà.
Lo potete acquistare a questo link
“Yesterday “– filosofia della nostalgia di Lucrezia Ercoli
Un trattato filosofico (molto pop e leggero) sul valore della malinconia… perché viviamo immersi nella nostalgia?
Lo potete acquistare a questo link
Elsa. Biografia di Elsa Morante
Storia di una vita maestosa, passionale e indimenticabile. Idealista, romantica. una donna che ha vissuto la vita nella sua pienezza senza risparmiarsi in nulla (né nella vita lavorativa né in quella sentimentale)
Il romanzo di Angela Bubba ripercorre la vita della grande scrittrice andando alla ricerca della donna, entrando nella sua pelle, interpretando le sue scelte. te la da sentire vicina, amica, donna da ammirare e riscoprire.
Non è un libro che ha intento critico, né di scoperta del mistero della vita di Elsa Morante (a partire dal mistero sul suo vero padre biologico), quando ricostruire l’anima di una donna forte e passionale ma allo stesso tempo che si affossa quando perde la propria autostima
Passione incendiaria verso Moravia.
“L’amore vero è così: non ha nessuno scopo e nessuna ragione, e non si sottomette a nessun potere fuorché alla grazia umana”.
Lo potete acquistare a questo link
Euforia - romanzo su Sylvia Plath di Elin Culhed
Donna sensibile, intelligente, passionale, brillante, impegnata in costanti battaglie con se stessa e con il mondo. Attratta dall’oscurità e dalla morte tanto quanto bramante di vita e luce.
Desidera l’immortalità nella scrittura ma al momento è una donna di 30 impegnata a nutrire i suoi bebè mentre il marito Ted Hughes scrive e si dedica alla letteratura.
Donna divisa tra il suo desiderio di essere madre e poetessa, moglie amata e donna indipendente, succube di un uomo e donna emancipata.
LIBRONI USCITI QUESTA SETTIMANA DA SEGNALARE
Dove sei mondo bello di Sally Rooney
Lo avrete letto qua e là (è uscita anche una bella intervista all’autrice firmata da Paolo Di Paolo su Robinson) che è arrivato in Italia il nuovo romanzo di Sally Rooney, autrice blasonata e molto amata da lettrici, lettori e critica.
Io verso di lei nutro sentimenti contrastanti, ma lo leggerò sicuramente – nonostante le critiche mi fanno un po’ tentennare come questa del Guardian.
Vi consiglio anche questo bell’approfondimento su Repubblica.
FILM DA VEDERE
Il 17 Marzo esce Licorice Pizza, l’adorabile nuovo film di Paul Thomas Anderson, storia di due ragazzi che imparano ad amarsi nella San Fernando Valley degli anni ’70, tra musica rock e crisi del petrolio.
Il 24 Marzo il mio amato Spencer, ovvero la storia di fantasmi che Pablo Larrain ha costruito attorno alla figura di Lady D con una bravissima Kristen Stewart.
Di entrambi parleremo moltissimo!
DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PARLARE TUTTE INSIEME DI MRS MAISEL.. SE CI STATE SCRIVETEMI IN DM!
Per il resto, recuperate la bella diretta con Cortomiraggi in cui ci confrontiamo su Fedeltà, Belfast, Inventing Anna.
APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA
Lunedì 14 Marzo alle 19 diretta con Giuliana Altamura e il suo “L’occhio del pettirosso”
Ossessionato dall’idea di raggiungere una visione quantica, Errico Baroni, fisico ricercatore al CERN, nonostante la lunga lista d’attesa riesce a farsi ricevere da Egon Meister nel suo elegante studio di Ginevra. Meister sembrerebbe essere in grado di vedere il presente, il passato e il futuro di chi gli si siede di fronte, di accedere a una visione d’insieme della realtà, oltre i confini del tempo. Da quando è alle prese con la progettazione di un computer quantistico, Errico sente solo i limiti dei suoi studi, non gli basta capire, vuole poter vedere come Meister. L’incontro con quell’uomo, che lo congeda con una frase criptica, lo sconvolge al punto tale da fargli decidere di lasciare il lavoro per qualche giorno e concedersi una vacanza in montagna con la moglie Greta nella baita di famiglia, dove aleggiano i fantasmi di un passato irrisolto.
Martedì 15 alle 15 parliamo dei LIBRI DA LEGGERE IN GRAVIDANZA (per tutte le pancione come me ma anche per chi vuole fare regali) con Giulia Telli di @mammachelibro
alle 18 ci vediamo su Facebook a questo link per parlare di Nuovi modi di leggere e scrivere una storia e del torneo (occasione meravigliosa per aspiranti scrittori) Io scrittore.
Per tutto il resto ci aggiorniamo su instagram e nelle stories, rispondetemi pure via mail per oggi dubbio, proposta, idea e perplessità.
In settimana arriva anche la nuova data per le Flaneuse!
Anche per questa settimana è tutto.
Fatemi sapere che ne pensate di questa newsletter, il vostro feedback è prezioso.
E se vi piace, condividete!!!
Grazie,
Marta